L'intrusa


Non tanto quello che dice ma come lo dice. Di Costanzo non ripropone lo “spettacolo” di una Gomorra qualsiasi bensì racconta l’altra Napoli. La realtà parallela di una città-mondo, forse, ignorata ma altrettanto reale sfiorando, senza mai toccare, il “nuovo” genere che ormai fa tanto tendenza, “il cinema del reale” ovvero un Cinema importante e fondamentale che però rischia di inflazionarsi: immagini in movimento ridotte ad autocompiacimento, sicuramente “economico” e probabilmente spesso fasullo.
Il film doveva essere un documentario, l’autore dichiara di essersi ispirato e fatti di cronaca ma non è stato possibile produrlo in tale forma e ha optato per un film di finzione. Il risultato è comunque straordinario giustificando anche il didascalismo di una scrittura che non vuole solo raccontare una semplice storia, la macchina da presa guarda impotente ma coinvolge e giudica, giustamente, cerca di spiegare che in fondo siamo tutti moralisti e semplificatori, ma umani. 

(Lemmy Ventura)


Selezionato alla 49 edizione della “Quinzaine des Réalisateurs” Del Festival di Cannes 2017.


regia
Leonardo Di Costanzo

sceneggiatura
Leonardo Di Costanzo
Maurizio Braucci
Bruno Oliviero

fotografia
Hélène Louvart

montaggio
Carlotta Cristiani

musica
Marco Cappelli
Adam Rudolph

scenografia
Luca Servino

costumi
Loredana Buscemi

trucco
Giovanna Turco
Simone Di Fazio

interpreti
Raffaella Giordano… Giovanna
Valentina Vannino… Maria
Martina Abbate… Rita
Anna Patierno… Sabina
Marcello Fonte… Mino
Gianni Vastarella… Giulio
Flavio Rizzo… Vittorio (il preside)
Maddalena Stornaiuolo… Carmela (vedova Crispello)
Riccardo Veno… Sessa
Emma Ferulano… Claudia
Giovanni Manna… Tommaso
Vittorio Gargiulo… Ciro
Alessandra Esposito… Ernestina
Flora Faliti… Raffaella (nonna Ernestina)
Francesca Zazzera… Patrizia (una mamma)
Maria Noioso… Bianca (una mamma)
Christian Giroso… Amato
Carmine Paternoster… Amitrano
(…)

produzione
tempesta / Carlo Cresto-Dina
Rai Cinema
Amka Film Productions (co-produzione)
Capricci (co-produzione)
RSI Radiotelevisione svizzera (co-produzione)
ZDF – Das Kleine Fernsehspiel (co-produzione)
ARTE (collaborazione)
Eurimages (supporto)
Aide Aux Cinémas Du Monde (partecipazione)
Centre National Du Cinéma Et De L’image Animée (partecipazione)
Regione Lazio (sostegno)
Ministero dei beni e le attività culturali (contributo)

distribuzione
Cinema srl

distribuzione internazionale
The Match Factory







note di regia

Al centro de L’Intrusa ci sono degli “eroi” moderni, a mio avviso poco raccontati rispetto all’importanza sociale crescente e per le questioni che il loro agire solleva: sono coloro che, per convinzioni politiche, religiose, o semplicemente umanistiche, scelgono di dedicare la propria vita alle fasce più deboli e marginalizzate della società, dove le politiche sociali pubbliche, se ci sono, non riescono ad arrivare, per scelte politiche o per incapacità. Il loro operare è spesso una continua sperimentazione di forme di convivenza e di socialità; in questi luoghi di frontiera - geografica ma anche culturale, - i limiti, altrove rigidi che separano il giusto dall’ingiusto, il permesso dall’interdetto, l’intollerabile dall’accoglienza, richiedono qui continui aggiustamenti e riposizionamenti.
Ne esistono di svariate forme, da quelle più istituzionalizzate, che gli economisti indicano come “Imprese del terzo settore”, a gruppi spontanei, spesso autofinanziati, o con scarsi contributi pubblici, nati e sviluppatisi con forti motivazioni personali e collettive.
A queste ultime appartiene “La Masseria”, un centro associativo e ricreativo che si occupa d’infanzia a rischio, ma non solo - luogo a riparo e alternativo alle logiche mafiose del quartiere circostante. Un’isola di solidarietà e di condivisione, di crescita comune e di rispetto reciproco, in cui si ritrova speranza per una quotidianità diversa e Giovanna ne è fondatrice e figura di riferimento.

Valentina Vannino (Maria)


L’Intrusa è un film con la camorra ma non è un film sulla camorra; un film su chi ci convive, su chi giorno per giorno cerca di rubargli terreno, persone, consenso sociale, senza essere né giudice né poliziotto. Ma è anche una storia su quel difficile equilibrio da trovare tra paura e accoglienza tra tolleranza e fermezza che credo in questo momento possa risuonare anche in chi non vive a contatto con mafia e camorra, ma sperimenta altre convivenze di paure e diffidenze. L'altro, l’estraneo al gruppo, percepito come un pericolo è, mi sembra, un tema dei tempi che viviamo.

Martina Abbate (Rita)


La quasi totalità degli interpreti è costituita da attori non professionisti o poco conosciuti scelti tra persone molto vicine all’universo raccontato.
Raffaella Giordano, la protagonista invece è una coreografa e danzatrice, alla prima prova essenzialmente testuale.
I bambini hanno avuto maggiore spazio rispetto a quanto ne occupavano nella sceneggiatura. Con aiuto di animatori e servendomi della mia esperienza di documentarista abbiamo molto lavorato sull’improvvisazione, canalizzando espressività ed energie in modo da far emergere i caratteri individualizzabili però funzionali alla storia narrata.



Lo spazio dove la vicenda si svolge, a parte per qualche breve uscita, è costituito da un luogo unico; un grande giardino circondato da siepi e mura, ai piedi dei palazzoni di periferia, all’interno del quale c’è la sede della Masseria e la casupola occupata.
Il luogo è una vecchia masseria scenografata con murales tratti da disegni di Gabriella Giandelli. Gli attori non professionisti, presi della “vita reale”, sono così chiamati ad agire in uno spazio “costruito”, come staccato, separato dal contesto intorno con l’idea di restituire una narrazione non soffocata dalle angustie del verismo e del naturalismo.
L’esterno, il quartiere, a parte le brevi incursioni, è raccontato essenzialmente dall’interno del centro, da quello che si vede oltre il muro di cinta, dalle storie dei personaggi, dai suoni percepiti; insomma un esterno suggerito più che mostrato.

(Leonardo Di Costanzo)




Più popolari

Queen Kong

Il gioco delle coppie

La nuit où j'ai nagé