Il gioco delle coppie


Il gioco delle coppie

Doubles vies
Olivier Assaias
Francia  2018
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Conosciuto anche col titolo:
Non-Fiction
[Doppie vite] ... (Venezia 2018)

Guillaume Canet (Alain)
Juliette Binoche (Selena)
Vincent Macaigne (Leonard)
Nora Hamzawi (Valérie)
Christa Thérel (Laure)

Distribuzione internazionale: Playtime
Distribuzione italiana: I Wonder Pictures




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Le parole compongono concetti, idee, intuiti, scritti, soggetti, la vita, l’arte. La vita è figlia e schiava delle parole che escono dalla mente ed evaporano nel nulla oppure rimangono impresse da qui all’eternità esposte alla libera interpretazione. Le parole sono dispotiche, fasulle, ironiche, vere e interpretabili.
Un tempo era l’ignoranza ora è la tecnologia o pseudo tale a ingarbugliare e confondere, grazie a tutto l’apparato informativo che manovra, generando astratte idee come l’illusione di democraticità, il fascinoso inganno dei guru, la libertà, l’evoluzione e il progresso (il quale non è gestibile e chi lo fa non si accorge che il tutto  sta sfuggendo al suo controllo, ma questo è un altro discorso).
Tornando alla parola, essa è falsa e affascinante, veritiera e dolente, inspiegabile come la religione, rifugio e scappatoia, germoglio di speranza, è politica, ovvero messa in vendita, guadagno, l’idiota non sa politicare ma può comprare e compra convincendosi di essere soggetto. Ipotizzo, semplificando brutalmente, di dividere la società in due insiemi, come si faceva in un tempo remotissimo nelle scuole elementari  scandalizzando le mamme premurose, due macro gruppi: uno, il lato “elevato” predestinato può creare e fare arte, soggiogare, magari vendere; due, l’altro lato o gruppo o insieme la maggioranza, si è venduta, inconsapevole, inetta e limitata, piena di giocattoli come bambini abbandonati davanti alla tv sulla quale scorre un sottopancia inesorabile e persuasivo, una litania che inculca la menzogna.  Ebbene l’arbitrio, la libertà, l’autocoscienza sono la chimera del popolaccio, naturale portatore di uno speciale chip, forse vero o forse virtuale, installato nei cervelli quando da piccoli si è facile preda di educatori illuminati.
In una micro comunità iper fortunata, malgrado tutto, si lambicca tra calici di vino, pagine scritte o raccontate, stampate sulla carta o nel nulla, racconti e rapporti carnali all’inseguimento di punti fermi, solidi, basi su cui fondare l’edificio dei propri desideri e ambizioni. Tra mediocre politica venduta da miserrimi mercanti capaci di cancellare ideali e sogni; presuntuosi nipoti dei sognatori degli anni Sessanta convinti di avere tutte le risposte per poi dimostrarsi banalissimi schiavi dei sentimenti; spavaldi imprenditori della cultura commerciabile; intellettuali un po’ convenzionali e senza un vero e proprio valore artistico.
Tutto è un magico sogno dove si può semplificare e aggiustare senza troppo ferire, lasciando spazio e tempo alle prossime generazioni di fare i conti col futuro.
Lemmy Ventura













taccuino 
Internet ha liberato la scrittura...

Le serie hanno sempre critiche ottime...

"la ex moglie non ha gradito il racconto dello scrittore, grandi polemiche nei blog a sostegno della donna - il pubblico da tastiera è arrogante ..."

Perché guadagnare sulla vita degli altri...

Le cose più costano più sono rispettate...




L'economia digitale viola le regole e spesso le leggi. Mette in discussione ciò che sembrava stabile e consolidato, eppure si dissolve al semplice tocco.
Il film non cerca di analizzare il funzionamento di questa nuova economia. Il suo
intento è quello di osservare, a volte in modo divertente, le domande che assillano ciascuno di noi sul piano personale ed emotivo.


Oliver Assayas






idee / parole
Perché nell'epoca in cui qualunque analfabeta socio-culturale può esprimere la propria opinione sempre e comunque, non dovrebbero farlo scrittori, editori e attori?

Andrea Bellavita (Segnocinema, n° 214)




citazione 
Luci d'inverno
Ingmar Bergman - 1963





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