La strada dei Samouni


La strada dei Somouni
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Stefano Savona
Italia, Francia   2018
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Conosciuto anche col titolo:
Samouni Road... (Cannes 2018)

Direttore artistico delle animazioni: Simone Massi

Oeil d'or, Cannes 2018 (Quinzaine des réalisateurs)
Candidato David di Donatello 2019 per il Miglior documentario

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Distribuzione italiana: Cineteca di Bologna




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Presentato a Cannes 71 alla Quinzaine, dove si aggiudica un premio (L’Oeil d’or), poi a Pesaro 54 (proiezione speciale) il film esce ufficialmente in Italia distribuito da Cineteca di Bologna. 
Stefano Savona con quest’ultimo lavoro torna a raccontare Gaza dopo “Piombo fuso”, il suo precedente film presentato a Locarno (Cineasti del presente) nel 2009, per documentare gli effetti dell’operazione militare di marca israeliana denominata appunto, Piombo fuso: un’offensiva ufficialmente mirata contro i terroristi palestinesi ma di fatto contro tutti che essi siano residenti civili, i quali si possono facilmente accusare di esserne conniventi, o i cosiddetti terroristi. Entrambi in qualche modo offendono l’integrità e la serenità dello Stato ebraico. Dall’inizio dell’offensiva, iniziata gli ultimi giorni del 2008, alla sua conclusione avvenuta il 18 gennaio del 2009, quei territori sono stati totalmente isolati dal resto del mondo: “da Gaza non si esce, a Gaza non si entra”. Quasi inaspettatamente una telecamera riesce ad oltrepassare il confine consentendo al filmmaker di registrare un documento sconvolgente. Sarà il film Piombo fuso, a  mostrare la vita quotidiana sotto le bombe negli ultimi giorni dell’offensiva. Una realtà negata dall’autorità israeliana, la quale insiste sulla precisione dell’operazione militare atta ad offendere esclusivamente i terroristi di Hamas.
Con La strada dei Samouni, viene documentato, con immagini reali, ciò che di quel territorio è rimasto, solo macerie e distruzione e di come i superstiti cercano di ricostruire quanto disfatto per andare avanti, ipotizzando progetti di vita, tentando di curare quelle ferite profonde ed irrimediabili, dove guarirle risulta impossibile; mentre con delle immagini inventate, create, disegnate si riesce a ricostruire quanto non è più possibile filmare perché la Storia se le è portate via. Sono le immagini impresse nella memoria dei superstiti. 
Il risultato ottenuto è un prodotto ibrido, la realtà è sostenuta dai colori della devastazione, e sono i colori sbiaditi e squallidi di una distesa innaturale fatta di calcinacci e macerie unite all’animazione ricchissima di sentimento malgrado il tratto grezzo e feroce fatto di graffi sul nero carbone, passaggi imprecisi e desaturati. Animazione decisamente affascinante eseguita con una maestria unica, particolarmente consona al soggetto ovvero la guerra, disegni capaci di incidere direttamente nel cuore e nell’anima. Questa è guerra reale, una guerra tenuta nascosta ma vera. 

“Chi non sa raccontare non è un uomo, è come una bestia”, diceva da vivo uno dei Samouni, ma la bambina traumatizzata dalle schegge rilasciate dalle bombe ammette di non saperle raccontare le storie, lei che è una fortunata e disperata superstite però ricorda bene come era la strada, le case, i campi e soprattutto ricorda quel sicomoro nei pressi della piazzetta: prima c’era e ora non c’è più, come la serenità di una bambina che ha perso, probabilmente per sempre, la spensieratezza di cui aveva tutto il diritto di godere. Lei e la pianta secolare divelta dagli elefanti distruttori (bulldozer) saranno il simbolo di un’esistenza che ha lasciato il posto a dei ricordi tragici come le parole che si disperdevano in sottofondo nell’ambiente, mentre venivano pronunciate con irrazionale ottimismo da coloro che poi saranno vittime predestinate, persone tradite dalla fiducia nei confronti di chi si conosceva, con cui si dialogava nella stessa lingua. Ma questa guerra, fondamentalmente unilaterale, non prevede il rispetto di certe regole. 

Il Medio Oriente non è semplicemente terra di contraddizioni ma anche fonte straordinaria di riflessioni: ovunque si volga lo sguardo si percepisce quanto miserrima sia stata l’evoluzione del raziocinio. Benché ci sia chi ipotizza fantasiose leggende, di chi può guidare l’umanità verso pace e felicità, vediamo che le uniche ricette utilizzate ed utilizzabili sono dettate dall’umanissimo egoismo. 
La natura è straordinariamente orrenda, non ha senso, consente all’uomo potere e libertà e che, come in un disegno maldestro, lo lascia sbandare verso una insostenibile distruzione. 
Antonio Faneschi 










taccuino
"Chi non sa raccontare non è un vero uomo, è come una bestia."

I soldi per sposarsi.

Sicomoro.

"Mi punge la scheggia."

Religione sempre invadente.

"Qui non succederà niente, li conosco gli parlerò io in ebraico..."

Bulldozer / elefanti

"Perché ci sposiamo? Per mancare ai nostri figli?"

"Perché dobbiamo soffrire tanto noi che siamo nati qui?"





note di regia
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idee / parole
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citazione 
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