Border - Creature di confine


Border – Creature di confine
Gräns
Ali Abbasi
Svezia, Danimarca 2018
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basato sul racconto “Gräns” di John Ajvide Lindqvist

Conosciuto anche col titolo:
Border ... (Cannes 2018)

Prix Miglior Film, Cannes 2018 (Un Certain Regard)
Candidato all’Oscar® 2018 per il Miglior trucco
Miglior Film, Noir in Festival 2018

Eva Melander (Tina)
Eero Milonoff (Vore)
Jörgen Thorsson (Roland)
Sten Ljunggren (padre di Tina)

Distribuzione internazionale: Films Boutique
Distribuzione italiana: Wanted, PFA, Valmyn



033

La convivenza tra esseri umani è stata sempre complicata, la natura stessa prevede, anzi pretende, l’esaltazione delle differenze ma queste, tra le varie parti in causa, sono foriere di scontro una necessità per la sopravvivenza delle specie. Se millenni di storia hanno prodotto l’evoluzione delle specie animali hanno con essa creato contemporaneamente anche conflitti trasformando il processo in un percorso accidentato. Un divenire che non comprende solo la trasformazione fisiologica ma anche quella etico-morale del pensiero intellettuale dove passo dopo passo si conquista maggior spazio nel quale trovare soluzioni inedite e presumibilmente migliorative. Tuttavia le leggi della natura, quelle basilari, sono zeppe di discrepanze divenute ormai inaccettabili esse contraddicono alcune regole che nel corso del tempo hanno trovato soluzioni diverse, a volte più logiche ed efficaci per un effettivo benessere comune e altre volte no. Purtroppo una delle regole fondamentali del cosiddetto creato non contempla l’uguaglianza ma anzi sembra che imponga le differenze non come valore ma come discrimine necessario alla sopravvivenza. Se l’uomo ha potuto imporsi nei confronti della totalità degli esseri viventi è perché queste leggi sono ineludibili. Diciamolo e liberiamoci, per quello che può servire, la natura fa schifo e nostro malgrado dobbiamo accettalo. Coloro che non cavalcano quest’onda sono condannati ad una sorta di malefica infelicità. 
Mettiamo il caso che la crescita sociale abbia subito una momentanea ma  clamorosa frenata, forse fisiologica, e questa famigerata evoluzione si prenda una ipotetica pausa di riflessione facendo passare un turno o anche più, cosa potrebbe succedere al genere umano inconsapevole e spaventato? 
Il meccanismo grippa causando fantasmagorici, intricati, misteriosi e sempre nuovi problemi, letteralmente epocali; essi travolgono tutto ciò che questa umanità ha creato uscendone stordita e impotente.
L’ambientazione nordica, nello specifico, è la base per identificare un immaginifico sociale, la possibile convivenza tra esseri umani ed esseri “altri”, alieni o fantastici, che un probabile equivoco li fa convivere apparentemente in modo pacifico. Questi ultimi sono i troll creature che appartengono alla tradizione scandinava. 
Facile metafora dei tempi? Attenzione, i troll nella tradizione nordica sono esseri diabolici dediti alla distruzione della società cosiddetta  civile per sostituirsi ad essa. Border si ispira proprio a questo mito dei boschi, dove dei “mostri” umanoidi per le loro sembianze si possono confondere con gli stessi esseri umani ma in realtà sono intimamente diversi, in comune essi hanno l’istinto della sopravvivenza e la necessità di procreare per mantenere viva l’esistenza della loro stessa specie. 
Chi può dire se sia giusto o meno l’idea che questo film possieda un forte valore metaforico, per quanto mi riguarda è piuttosto lampante. L’invasione del “nostro mondo” da parte di strani individui può originare verosimiglianze con la realtà contemporanea, questi invasori, forse vittime a loro volta di un’invasione, potrebbero essere ostili, magari usurpatori o possibili demolitori di certezze acquisite, pericolosi in quanto sconosciuti, portatori di chissà quali epidemie. Qual’è il “giusto” punto di vista il mio/nostro o il loro?  
Sicuramente l’accettazione dell’altro richiede uno sforzo enorme e il più delle volte è causa di scontro se non di insormontabile incomunicabilità. 
Antonio Faneschi





taccuino
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note di regia
Per me il film non parla della contrapposizione "Noi / Loro", ma di una persona che può e deve appropriarsi della sua vera identità. Voglio credere che tutti siamo in grado di
scegliere chi essere. Nonostante non sia interessato a discutere di questioni razziali, sin dalla mia infanzia so cosa si prova ad essere una minoranza. Per me non significa avere un colore diverso della pelle, ma essere una persona diversa. Io sono una minoranza in Iran tanto quanto a Copenhagen. Ancora oggi ci sono elementi che mi derivano dalla cultura iraniana. Noi siamo più interessati a ciò che non vediamo. Siamo ossessionati dal pensiero della morte e della vita ultraterrena. Percepiamo continuamente significati
nascosti. Può sembrare paranoico, ma è anche poetico. Sono cresciuto in questo modo, percependo ciò che gli altri non vedono. E paradossalmente, i film possono essere il mezzo migliore per mostrare l’invisibile.

Ali Abbasi

idee / parole
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citazione 
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