La casa di Jack


La casa di Jack
The House That Jack Built
Lars von Trier
Danimarca, Francia, Germania, Svezia, Belgio   2018
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da un'idea di Jenle Hallund e Lars von Trier


Matt Dillon (Jack)
Bruno Ganz (Virgilio)
Uma Thurman (donna 1)
Siobhan Fallon Hogan (donna 2)
Sofie Gråbøl (donna 3)
Riley Keough (Simple)

Produzione: Zentropa
Distribuzione internazionale: TrustNordisk
Distribuzione italiana: Videa


distribuito in Italia in due versioni: integrale 155' (in lingua originale sottotitolata)
                                                      tagliata 152' (doppiata)

                                                      entrambe le versioni sono vietate ai minori di 18 anni





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031 

Non so come e da dove cominciare, quest’ultimo film di Trier mi ha dato il definitivo colpo di grazia, non ci ho capito niente, non solo mi sono reso conto che tra alcuni degli ultimi film visti si è presentato il medesimo problema essendo stati particolarmente ostici. Vuol dire che forse il cinema non fa per me. Mi sforzo, cerco di studiare e prepararmi ma non ne vengo fuori: forse dovrei cambiare interessi, qualcosa di più terra terra. Che fatica capirci qualcosa, oltre la noia, il sonno e lo sbattimento, così traducibile: quanto tempo buttato via. Per quanto riguarda La casa di Jack ho solo capito che questo danese cinematografico, oltre ad essere un matto, fa sempre lo stesso film, sembrano , per un motivo o l’altro, tutti uguali. Forse questa critica è approssimativa e tendente alla generalizzazione ma la rabbia è davvero dominante, sempre per il motivo già citato ovvero non capirci niente, per cui è meglio accusare gli altri di non essere capaci che non ammettere la propria mediocrità intellettiva. Sono veramente stupido? Meglio darsi ad altri interessi ma non so quali, vorrei essere un bravo analista ma non mi riesce, leggo e studio ma non mi serve, non ci capisco niente di tutto ciò che leggo. Il giorno dopo ho già dimenticato tutto e se non si capisce il concetto che un determinato argomento tratta vuol dire che i limiti sono palesi. Non capisco i film e non capisco quei testi appena un po’ più complessi di un articolo di giornale popolare, vuole probabilmente significare che sono un idiota, come natura ha voluto. In fondo mica tutti siamo Maradona! Beh, io forse non sono neanche il più scarso dei giocatori di terza categoria dove si mena come fabbri e si corre a casaccio. Da bambino il mio ruolo era solo ed esclusivamente quello del portiere tra due mucchi di sassi, miope e dove il campo era la strada asfaltata. In quel caso l’autostima non aveva, per me, alcun valore anche se poi ha influito sulla mia crescita. Ma forse sto divagando, alla ricerca di una buona scusa per non riuscire a decifrare la morale di un film.

Torno in me e parto per un nuova avventura pseudo letteraria sulle impressioni scaturite da un film tagliato e dormito abbondantemente: se si dorme, però, un film non si può giudicare, vero ma credo che anche tre quarti della durata siano, in questo, caso sufficienti, non so se mi spiego. Da sempre questo autore ha diviso critica e pubblico in due fazioni inconciliabili, chi lo considera genio assoluto è disposto a perdonargli tutto e chi lo considera solo un nevrotico furbacchione capace di creare ad arte polemiche e scandali insulsi non gli perdona niente. Ebbene, malgrado io appartenga al primo gruppo, in quest’ultima sua fatica ho dovuto sforzarmi per trovare motivi validi per assolverlo. Come già detto mi sono annoiato.
Per migliaia d’anni gli esseri umani hanno cercato di localizzare l’inferno e per trovarlo bisogna dare sfogo a tutti i propri istinti naturali e come in un’equazione matematica basta mettere tutti i fattori al giusto posto così da trovare la soluzione. Il problema vero consiste nel fatto che la soluzione ottenuta non è accettabile ma è l’unica possibile. Giocare con le intenzioni e i sentimenti migliori, maturati anch’essi da istinti naturali, hanno il difetto dell’ipocrisia figlia di quell’evoluzione imposta dalle varie semplificazioni sociali. L’inferno ci appartiene e per quanto si cerchi di modificare il risultato dell’espressione matematica la natura stessa obbliga ad un solo prodotto: chi ha provato ad uscire dal cunicolo infernale arrampicandosi sulle rocce, per mancanza di una via agevole, non ci è riuscito, come nessuno mai.
Antonio Faneschi da Cupertino

































taccuino 
Dialogo assurdo in un furgone assurdo, un furgone da serial killer

Un cric in faccia ad una signora insopportabile come azione artistica?

Glenn Gould

Cattedrali

Distintivo del poliziotto in riparazione dall'argentiere (?) ma senza distintivo non si entra in casa.

Poliziotto non funziona, meglio l'agente delle assicurazioni che promette il raddoppio della pensione

Uno strangolamento non è sufficiente

Meglio tornare sul luogo del delitto per verificare che non siano rimaste tracce (AVRÒ CHIUSO IL GAS?

Mr. Sophistication

Animazioni e teoria del lampione

Uccisione dei bambini e della loro madre con i cappellini rossi, secondo il killer la giornata è stata eccellente

"In quest'inferno di mondo, nessuno vuole darti una mano. Se uno sfortunatamente nasce maschio, automaticamente sarà colpevole"

Grappoli d'uva orrendi e in putrefazione

Le sirene degli Stuka ovvero le trombe di Gerico

Buchenwald e l'albero di Goethe

Per uccidere con un solo colpo più persone in fila è necessario un proiettile incamiciato

Linee tracciate sul pavimento

Virgilio chiede a Jack sulla costruzione della casa e lui risponde che è importante il materiale utilizzato

Ponte rotto sul fiume di lava







Dentro la mia stanza scura

(a cura di Davide Pulici, 

Nocturno n° 194, p. 49/50)
Il copione è stato inviato a moltissimi attori americani che lo hanno respinto per paura che una storia del genere avrebbe affossato la loro carriera. L'unico che si è appassionato al progetto è stato Matt Dillon.
Il progetto era di scrivere una storia su un essere umano rivoltante e mi sono applicato ad uno studio approfondito sui serial killer americani.
... C'è molto di me stesso nel personaggio interpretato da Dillon.
... Non ero molto spaventato dalla violenza, perché ho visto molto di peggio nei film. ma forse il pubblico quei film più violenti non li ha visti. Jack, il protagonista, è un serial killer che guarda a ciascuno dei suoi crimini come all'opera d'arte definitiva. Si può anche leggere il mio film con me al posto del protagonista e l'arte al posto degli omicidi: sarebbe divertente. Ma non è così importante, questa lettura.
Ho lavorato con Jenie Hallund che ha avuto un largo peso nel concepire questo film come già lo aveva avuto in Nymphomaniac. Sottolineo questo perché di solito io sviluppo da solo i concept dei miei film. Jenie ha fatto ricerche in ogni ambito, cosa che io invece non ho fatto. Ha letto Blacke, per esempio, il poeta. Lei ha letto queste cose per me, ha scavato in profondità nella filosofia. Io mi sono concentrato sulle immagini, sui caratteri... Jenle è stata anche la ragione per cui l'inferno è entrato nel film, e mi è piaciuta molto l'idea di far entrare l'inferno alla vecchi maniera.
... Non credo né al bene né al male. "Credo che l'inferno e il paradiso siano la stessa cosa. L'anima ha a che vedere con il paradiso, mentre il corpo ha a che vedere con l'inferno: si tratta di una delle teorie di Blake. Quindi, sono le cose materiali quelle che portano il marchio del male.
...Credo di star diventando troppo vecchio per tutto questo. Lavorare sul set è una sfida di dimensioni enormi. Non credo che riuscirò a fare altri film dopo questo.
(Lars von Trier)


idee / parole
"Per von Trier non si tratta di costruire un'estetica del male, ma un'estetica con il male"

Andrea Bellavita (Film Tv, n°9/2019)



"A sette anni di distanza dall'essere stato bollato come -Persona non grata- dagli alti papaveri di Cannes per una battuta infelice sul nazismo, Lars von Trier è stato perdonato e riammesso al Festival di Cannes (sebbene Fuori Competizione) con un film definito, già in fase di script, come uno dei progetti più violenti e amorali mai partoriti da mente umana. Il film è stato all'altezza delle provocazioni perché durante la proiezione ufficiale si è verificato un notevole fuggi fuggi di spettatori inorriditi."

Lorenzo Del Porto (Nocturno, n° 194)



citazione 
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