un padre, una figlia
SCHEDA TECNICA _______________________________________________________________
Bacalaureat
Romania,
Francia, Belgio
drammatico
2016
colore
DCP
– 2K scope
2.35:1
128’
regia
Cristian
Mungiu
sceneggiatura
Cristian
Mungiu
fotografia
Tudor
Vladimir Panduru
montaggio
Mircea
Olteanu
costumi
Brândușa
Ioan
trucco
Nastasia
Mateiu
suono
Costantin
Fleancu
interpreti
Adrian
Titieni… Romeo
Maria
Drăguș… Eliza
Lia
Bugnar… Magda
Mălina
Manovici… Sandra
Vlad
Ivanov… ispettore
capo
Gelu
Colceag… Presidente
commisione esame
Rareș
Andrici… Marius
Petre
Ciubotaru… Vice
sindaco Bulai
Alexandra
Davidescu… madre
Romeo
Emanuel
Pârvu… Pubblico
Ministero Ivașcu
Lucian
Ifrim… Abu
Marian
Gigi
Ifrim… agente
Sandu
Adrian
Văncică… Gelu
Orsolya
Moldovan… Csilla
Tudor
Smoleanu… dottor
Pandele
Liliana
Mocanu… signora
Bulai
David
Hodorog… Matei
Costantin
Cojocaru… fabbro
Eniko
Benczo… signora
Mariana
Claudia
Susanu… donna
delle pulizie
Petronella
Grigorescu… madre
della ragazza
Robert
Emanuel… padre
del ragazzo
Mihai
Giurițan… guardia
del corpo
Andrei
Morariu… soldato
Kim
Ciobanu… indiziato
Claudiu
Dumitru… indiziato
Mihai
Coroian… indiziato
Valeriu
Andriută… indiziato
produttore
Cristian
Mungiu
produttore
esecutivo
Tudor
Reu
co-produttore
Pascal
Caucheteux
Gregoire
Sorlat
Vincent
Maraval
Jean-Pierre
Dardenne
Luc
Dardenne
Jean
Labadie
produzione
Mobra
Films
Why
Not Production
co-produzione
Les
Films du Fleuve
France
3 Cinéma
distribuzione
italiana
Bim
Distribuzione
|
n°
arch.
0000
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PRESSBOOK______________________________________________________________________
NOTE
DI REGIA
Chi
è Romeo Aldea?
L'approssimarsi dei 50 anni sarebbe
ancora più difficile per Romeo Aldea se nella vita non fosse sceso a
qualche compromesso. Era così che si usava. Forse era così che ti
insegnavano i genitori e che facevano tutte le persone che ti
circondavano. Forse era quello che avevi capito di quanto ti avevano
detto i tuoi professori: e cioè che è tutto quello di cui sono
capaci la tua mente, la tua anima e il tuo cuore.
E una volta accettato il primo
compromesso, il secondo e il terzo risultano più facili: ti sei
dolcemente riconciliato con l'idea che il compromesso fa parte della
vita e che, in fin dei conti, esistono diversi tipi di bugie, diversi
livelli di compromesso e ogni sorta di situazione.
Del resto, se il mondo fosse stato
onesto e leale, anche tu saresti stato onesto e leale: se tutte le
persone attorno a te avessero rispettato la verità e la legge, tu
avresti fatto altrettanto. Ma sfortunatamente la vita non funziona in
questo modo e tu non vuoi essere un
babbeo, un imbecille, un perdente e
via dicendo. Nella vita bisogna essere flessibili, saper navigare
nelle situazioni poco trasparenti, saper decidere in ogni circostanza
cos'è giusto e cosa non lo è, fino a che punto si può scendere a
patti, quali azioni sono tollerabili per te e dove si posiziona il
limite invalicabile.
E una volta che hai fatto il primo
grande compromesso, non puoi più tornare indietro. Non puoi premere
il pulsante reset e ricominciare daccapo: ormai è fatta, devi
proseguire lungo lo stesso percorso, nel bene e nel male. Perché
adesso esiste una complicità tra te e coloro che sono stati
testimoni delle tue azioni, che ti hanno assistito. Conoscono il tuo
segreto, sono informati di una cosa che d'ora in avanti tu cercherai
di nascondere, forse per sempre, e questa complicità ti rende
prigioniero di una rete di legami, di intese, di accordi, di
reciprocità, di senso di colpa, di menzogne, una rete che sarai
costretto a continuare a tessere. Non hai alcun modo di essere
schietto e sincero e non hai una strada per tornare indietro: diventa
la tua seconda natura, una parte della tua esistenza. Di quando in
quando ci fai caso, ma subito scacci il pensiero dalla tua mente per
poter continuare a vivere con te stesso. E ti racconti che, tutto
sommato, non è così drammatico, non
è la fine del mondo, non hai ucciso nessuno, è la vita punto e
basta.
Un
giorno diventi genitore.
E a quel punto inizi a porti una
serie di domande. Cosa è giusto dire ai tuoi figli? A che cosa vuoi
prepararli? Scegli di guidarli lungo la strada che hai preso tu o li
incoraggi ad avere dei principi qualunque cosa accada, poiché il
loro percorso è soltanto all'inizio e non devono ancora niente a
nessuno? Naturalmente, in quanto genitore, desideri il meglio per
loro. Ma che cos'è il meglio per loro? E per quale mondo li stai
preparando, quello in cui sei cresciuto tu o quello in un altro
paese? Per il mondo reale o per un mondo ideale? Che cosa è giusto
insegnare loro, a lottare con tutta la loro forza per il loro
benessere o a rispettare gli altri e a combattere anche per i loro
valori? Il fine giustifica i mezzi?
I modelli di pensiero e di
comportamento che sono generalizzati diventano la norma, delimitano i
confini etici di qualunque società, comprese quelle società in cui
tutti si lamentano della corruzione. Naturalmente, parliamo sempre
della corruzione degli altri e mai della nostra. Non vediamo noi
stessi, ci consideriamo irreprensibili. Protestiamo di essere stufi
di vivere circondati da menzogne, sosteniamo che l'inganno e il
malaffare sono insopportabili e tuttavia non denunciamo simili atti
né li contrastiamo. Cosa potrà mai fare un singolo individuo contro
un intero mondo che è
costruito e funziona in questo modo? Potrebbe
mai una persona cambiarlo da sola? No. Potrebbe almeno provarci?
Quando emerge questa domanda è già troppo difficile, è già troppo
tardi. Potrebbero magari farlo i nostri figli? Potrebbero essere in
grado di provarci, ma è giusto che un genitore auspichi questo tipo
di vita per i propri figli? Non dovremmo volere che i nostri figli
siano felici ed agiati e sperare che arrivi qualcun altro a sistemare
il mondo, con tutti i sacrifici che una simile impresa comporta?
Perché dovrebbe essere proprio mio figlio a immolarsi?
I
livelli di significato
UN PADRE, UNA FIGLIA è
essenzialmente una radiografia del momento in cui un individuo si
rende conto che la maggior parte della vita è ormai alle sue spalle.
Hai già preso le decisioni importanti della vita e questo è lo
stato in cui sei oggi. Spesso la vita a quest'età non assomiglia
molto a come te l'eri immaginata quando eri giovane. Ma è così e
adesso non puoi fare un gran che per cambiare. Eppure, senti che
qualcosa la puoi ancora fare. Qualcosa che darebbe un senso a tutte
le sventure che ti sono capitate: salvare i tuoi figli, educarli
bene, aiutarli a compiere scelte migliori di quelle che hai fatto tu.
E tuttavia non è così facile stabilire cos'è meglio dire ai propri
figli.
UN PADRE, UNA FIGLIA
è un film che parla di compromessi e di principi, di decisioni e di
scelte, di individualismo e di solidarietà e anche di educazione, di
famiglia e degli anni che passano.
È la storia di un padre che si domanda che cosa sia meglio per sua
figlia, se sua figlia debba imparare a sopravvivere nel mondo reale o
se debba lottare per essere sempre onesta cercando di cambiare il
mondo per quanto le sarà possibile.
Romeo Aldea è in quella fase della
vita in cui sente la terra tremare sotto ai suoi piedi. Non è più
giovane, ma non è ancora vecchio. Il suo matrimonio sta andando in
frantumi, sua madre è anziana e malata, sua figlia è pronta per
intraprendere il suo viaggio nell'esistenza. Si domanda che aspetto
avrà il mondo dopo che sua figlia se ne andrà di casa e come gli
appariranno i prossimi cinque, dieci, venti anni della sua vita. Che
cosa farà dopo? Non ha alcuna risposta, prova soltanto una grande
ansia e la pressione di continuare la battaglia di ogni giorno per la
routine e la sopravvivenza quotidiane. Ma sta ancora realmente
vivendo? E che cosa può fare per mettere in guardia sua figlia, per
guidarla ed evitare che anche lei si ritrovi nello stesso vicolo
cieco quando arriverà alla sua età?
La storia di Romeo Aldea è anche la
storia di una società e delle sue istituzioni. Esiste un rapporto
tra compromesso, corruzione, istruzione e povertà? Possiamo educare
i nostri figli in modo molto diverso rispetto a quello con cui siamo
stati educati noi?
L'essenza del racconto per un film
di questo tipo non risiede nella spiegazione di tutte le tematiche e
di tutti i significati della storia, ma nel riuscire a non limitarli
eccessivamente. Il linguaggio è sempre astratto, la comunicazione è
sempre imprecisa, a volte i dettagli veicolano tanto contenuto quanto
la storia stessa nel suo complesso. La specificità del cinema
risiede proprio in quei dettagli che possono essere percepiti solo
guardando il film: un atteggiamento intraducibile, un sentimento non
meglio precisato, uno stato mentale opaco, le cose che non possono
essere tradotte in parole.
Che
tipo di cinema?
UN PADRE, UNA FIGLIA appartiene
a quel tipo di cinema che accorda importanza alla realtà e al
realismo. È evidente che non
è la realtà: semplicemente, utilizza gli eventi della vita
quotidiana cogliendoli in tempo reale, senza ricorrere al montaggio o
alla riorganizzazione di momenti che sarebbero
potuti appartenere alla
realtà, a una realtà più organizzata e strutturata rispetto alla
vita reale.
La storia rispetta la cronologia
degli eventi, ma resta soggettiva, limitata al punto di vista del
protagonista. Ciò nondimeno, il racconto ha lo scopo di farvi
comprendere quello che prova il personaggio e che riflessioni fa, ma
solo osservandolo da una certa distanza.
Quello che conta è la verità di
ciascun momento. Il punto di vista del regista sui quesiti morali
sollevati dalla storia, l'interpretazione dell'attore, lo stile delle
riprese – niente deve distrarvi dall'osservare il flusso degli
eventi e dal trarre le vostre conclusioni sulla vicenda, sui
personaggi e sui valori e i convincimenti che vengono messi in
discussione.
Se il film riuscisse a farvi
riflettere sulle vostre scelte di vita, sui vostri momenti di
insincerità o su decisioni che avete preso in passato, sarebbe un
bonus meraviglioso.
Facciamo film per raccontare delle
storie, per sollevare delle domande, per approfondire la nostra
indagine del mondo che ci circonda. Ma le storie da raccontare sono
molte. Un regista deve sempre domandare a se stesso: perché hai
scelto proprio questa storia in particolare? Auguriamoci che la
ragione sia che ad un dato momento della sua vita gli è sembrata la
più importante e la più urgente. E ha sentito l'impellente bisogno
di raccontarla ad altre persone, convinto che avrebbe parlato loro di
cose che contano veramente.
CRISTIAN
MUNGIU________________________________
Cristian
Mungiu è uno sceneggiatore e regista nato nel 1968 a Iaşi in
Romania. Prima di studiare cinema, ha lavorato come professore e
giornalista per la stampa, la radio e la televisione.
Il
suo film di esordio, OCCIDENT, è stato presentato in anteprima alla
Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes nel 2002 e ha
riscosso un grosso successo di pubblico quando è uscito in Romania.
Nel
2007, ha diretto il suo secondo lungometraggio, 4
mesi, 3 settimane, 2 giorni,
che ha ottenuto la Palma d’Oro al Festival di Cannes e ha in
seguito vinto numerosi premi come Miglior film dell'anno attribuiti
da varie associazioni internazionali di critici cinematografici.
Inoltre, ha anche conseguito il premio per il Miglior film e il
premio per la Miglior regia attribuiti dalla European Film Academy.
È
tornato al Festival di Cannes nel 2009 come sceneggiatore, co-regista
e co-produttore del film collettivo a episodi RACCONTI DELL'ETÀ
DELL'ORO e nuovamente nel 2012 come sceneggiatore e regista del
lungometraggio OLTRE LE COLLINE, ricompensato con due premi: Miglior
sceneggiatura e Miglior attrice.
Nel
2013, è stato uno dei membri della giuria del Festival di Cannes.
UN
PADRE, UNA FIGLIA è il suo quinto lungometraggio.
FILMOGRAFIA
SELEZIONATA
2016
UN
PADRE, UNA FIGLIA
2012
OLTRE
LE COLLINE
2009
RACCONTI
DELL'ETÀ DELL'ORO
2007
4
mesi, 3 settimane, 2 giorni
2002
OCCIDENT
Maria
Drăguș__________________________________
Maria
Drăguș è nata nel 1994.
Mentre
stava ancora completando gli studi all'università Palucca di Dresda
in Germania, è stata scelta per interpretare il ruolo di Klara, la
figlia del pastore, nel film IL NASTRO BIANCO di Michael Haneke.
Il
film ha ottenuto la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 2009 e le
ha fatto vincere il premio come Miglior attrice non protagonista ai
German Film Awards.
Da
allora ha recitato in numerose produzioni e in particolare nei film
Wer
wenn nicht wir
(If
Not Us, Who?)
diretto da Andres Veiel, Töte
mich
(KILL
ME) di Emily Atef e Draußen
ist Sommer
(summer outside)
di Friederike Jehn.
Nel
2014 ha ottenuto il premio "Shooting Star" alla Berlinale.
Tre
dei suoi più recenti film usciranno nel corso del 2016: UN PADRE,
UNA FIGLIA di Cristian Mungiu, TIGER GIRL di Jakob Lass e LICHT
(LIGHT) di Barbara Albert.
ADRIAN
TITIENI___________________________________
Adrian
Titieni, classe 1963, è un rinomato attore teatrale e
cinematografico rumeno.
Ha
esordito nel cinema con il film Pas
în doi
(PASO DOBLE), presentato in anteprima alla Berlinale del 1986 e da
allora ha interpretato più di cinquanta film. Ha continuato a
recitare in molti cortometraggi e film studenteschi anche dopo aver
acquisito la fama ed essere diventato il rettore dell'Università
Nazionale di Teatro e Cinema di Bucarest.
Nel
corso della sua carriera, ha avuto l'opportunità di lavorare con
Lucian Pintilie per il film LA BILANCIA, presentato in anteprima al
Festival di Cannes nel 1992, con Cristi Puiu per il film LA MORTE DEL
SIGNOR LAZARESCU, presentato al Festival di Cannes nel 2005, e con
Călin
Peter Netzer
per IL CASO KERENES, film vincitore dell'Orso d'Oro alla Berlinale
del 2013.
STELA ENACHE Ani de liceu_______________________________________________________