Porcile

INTERROGATA BEN BENE LA NOSTRA COSCIENZA ABBIAMO STABILITO DI DIVORARTI A CAUSA DELLA TUA DISOBBEDIENZA.
IO E TE MOGLIE SIAMO ALLEATI: TU MADRE-PADRE, IO PADRE E MADRE.
LA TENEREZZA E LA DUREZZA SONO INTORNO A NOSTRO FIGLIO DA TUTTE LE PARTI. LA GERMANIA DI BONN, ACCIDENTI. NON È MICA LA GERMANIA DI HITLER!
SI FABBRICANO LANE, FORMAGGI, BIRRA E BOTTONI, QUELLA DEI CANNONI È UN'INDUSTRIA D'ESPORTAZIONE, È VERO SI SA CHE HITLER ERA UN PO' FEMMINA, MA COME È NOTO ERA UNA FEMMINA ASSASSINA: LA NOSTRA TRADIZIONE È COSÌ DECISAMENTE MIGLIORATA. DUNQUE? LA MADRE ASSASSINA, LEI, EBBE FIGLI OBBEDIENTI CON GLI OCCHI AZZURRI PIENI DI TANTO DISPERATO AMORE MENTRE IO, IO, MADRE AFFETTUOSA HO QUESTO FIGLIO CHE NON È NE OBBEDIENTE NE DISOBBEDIENTE?

AHI, SIG. HERDHITZE, AHI, SIG. HERDHITZE, MIO MISTERIOSO CONCORRENTE!
COME SONO INGOMBRANTI I GRANDI PADRI! ESSI HANNO RIEMPITO LA NOSTRA COLONIA DI COMPLESSI INDUSTRIALI MAESTOSI COME,CHIESE, CIMINIERE, CIMINIERE, CIMINIERE? UNA ATENE DI CEMENTO!
ECCO COSA È SIGNIFICATO TROVARSI TANTO AVVANTAGGIATI GRAZIE AI GROSSI C... DEI VECCHI PADRI! MENTRE LE TUE FABBRICHE NON SI VEDONO NEMMENO SIG. HERDHITZE: SONO FORSE TRASPARENTI? LEVITANTI? AHI, SIG. HERDHITZE. AHI SIG. HERDHITZE. MIO MISTERIOSO CONCORRENTE, VENUTO SU DAL NIENTE!



2a vers.
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Porcile l’ho sempre considerato un film particolarmente difficile, dopo la prima ma anche seconda visione la sua lettura mi pareva ostica. Troppo complicato, incomprensibile, datato  e Pasolini faceva un cinema senza compromessi, così distante da certi codici consolidati. Poi ho imparato ad amarlo, se così si può dire,  tutto si sblocca quando si entra nell’opera lasciando che sia la stessa a condurti tra i suoi meandri. Non si può ignorare il valore estetico e visivo, gli scenari apocalittici e la cura con cui si traduce la scrittura rappresentata nelle studiate inquadrature negli interni: il film formato dall’intreccio di due episodi, è girato in parte sulle pendici di un vulcano dove il paesaggio arido, desolato e abbandonato fornisce un immaginario oltremodo straniante; mentre, nell’altro episodio di cui è appunto composto questo film, si svolge prevalentemente all’interno di una villa, immaginariamente collocata in Germania, dove ogni inquadratura intende trasmettere sensazioni borghesi, tra opere d’arte e buon gusto classico. In entrambi i casi la direzione degli attori appare particolarmente geniale e sorprendente. Ma è tutta l’operazione a possedere un’aura speciale anche grazie alla capacità di creare situazioni allegoriche affascinanti se non ipnotiche. Come si può rimanere indifferenti a certe trovate come costumi ed accessori indossati dai protagonisti?
I due episodi apparentemente sono distanti tra loro, uno è ambientato in un ipotetico tardo medioevo  dove un asceta divora ogni forma vivente che gli capita davanti agli occhi, esseri umani compresi mentre l’altro episodio è collocato in un tempo contemporaneo, coevo al film, ovvero sul finire degli anni Sessanta in piena contestazione e dove il figlio di un imprenditore in cerca di un proprio orientamento ha una singolare attrazione fisica per i maiali allevati dalla famiglia. Entrambi gli esempi trattano una tematica emblematica come la metafora del “divoramento”. Nella vicenda del cannibale si evince nell’uomo l’istinto di  distruggere una società da evitare da cui difendersi («Ho ucciso mio padre, ho mangiato carne umana, tremo di gioia»), la stessa società che lo ha generato ma che vuole sottometterlo alle proprie regole. Non riconoscendosi nel ruolo di assoggettato subirà la stessa sorte che egli decretava ai propri antagonisti e verrà a sua volta fatto divorare. Un po’ più complicata, meno avvincente e meno pittoresca, la seconda vicenda molto parlata (il soggetto è la trasposizione in immagini di una tragedia in versi), costruita in modo artificioso e innaturale bilanciando il mutismo generalizzato dell’altro episodio. I figli, come nell’altro episodio, mettono in atto una ingenua contrapposizione agli adulti-genitori despoti identificandoli nel potere  fondato solo sull’interesse economico o politico scevro dalla giustizia. Ma questa generazione sembra condizionata da instabilità generalizzata, alla ricerca di una rotta anticonformista che però il più delle volte si risolve omologandosi alle abitudini più realistiche e non proprio rivoluzionarie. Mentre i grandi, i genitori, coloro che hanno fatto e imposto il paradigma di società continuano, con grande coerenza, a perseguire i medesimi binari: là dove il nazismo salvaguardava gli interessi ora ci sono cinici eredi che con una semplice metamorfosi facciale si ripropongono, non dissimili ai loro predecessori. La società prende le sembianze del porcile dove i maiali divorano i giovani sognatori ed ingenui: «Non c’è niente da fare con te. Forse non esisti, sei solo un’apparizione. Il tedesco che parli è una burla».
Entrambe le vicende hanno al loro interno un personaggio carico di entusiasmo e positività capace di donare nei due contesti, totalmente disumanizzati, un appiglio di speranza, il sempliciotto Maracchione lascia intendere che forse una via d’uscita riconciliante si potrebbe forse trovare.
Lemmy Ventura

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